Una Piazza per Arezzo
2002Ruggero Lenci (capogruppo/team leader)
Nilda Valentin, Stefano CatalanoConcorso Nazionale
La demolizione del
Conventaccio (estratto dal testo “Immagini di Arezzo” di Angelo Tafi)
“Tra gli episodi
di segno negativo che caratterizzano gli anni Venti rientrano le demolizioni
di alcuni antichi conventi cittadini per far posto alle caserme. In particolare,
l'abbattimento, nel 1929, delle strutture quattrocentesche dell'ex convento
delle clarisse situato in via di Porta Buia, conosciuto anche con il nome
di "Conventaccio", rappresenta uno dei punti più bassi toccati in
assoluto da Arezzo nell'intero arco della vicenda urbanistica moderna..
… Il piccone demolitore del regime comunque poteva e doveva essere fermato
come dimostrano alcuni inediti documenti conservati presso l'Archivio Centrale
dello Stato di Roma. L'autorità tutoria di allora non seppe contrastare
adeguatamente le pressioni politiche avverse alla conservazione dell'importante
complesso monastico, come si evince dal carteggio tra la R. Soprintendenza
all'Arte Medioevale e Moderna della Toscana e il superiore Ministero della
P.I.: … Poiché‚ d'altra parte urge una risoluzione definitiva in
merito, questa Soprintendenza, deplorando che non si sia potuto tempestivamente
provvedere ad escludere dal progetto l'area del Conventaccio, ma non ritenendo
che le parti dell'edificio da conservare abbiano una importanza tale da
svalutare le obiezioni che sono state fatte alla loro eventuale inclusione
nei nuovi fabbricati, rimette al giudizio dell'E.V. I'opportunità…
di concedere che il fabbricato venga demolito totalmente, o parzialmente.
Il Soprintendente Giovanni Poggi. (A.C.S.R., Min. P.I., AA.BB.AA., Div.
Il [1929-33], b. 122, T. 87, c.c.i.). Alla lettera del 7 Ottobre, da parte
del Ministero fu sollecitamente risposto nel termine di una settimana autorizzando
la demolizione dell'edificio. La caserma del 70° Reggimento Fanteria
che ne prendeva il posto fu completata nel 1933, secondo il progetto dell'ing.
Donato Bizzelli.”
La Variante Generale
di P.R.G.
La ex Caserma Cadorna
in via di Porta Buia realizzata nel 1933 ad opera dell’Ing. Donato Bizzelli,
viene classificata dalla Variante Generale di P.R.G., come “Ristrutturazione
Edilizia D3”. La tavola del Piano con la classificazione dei valori, assegna
alla Caserma valore nullo. Risulterebbe pertanto possibile demolire l’intero
fabbricato che consta di 4.000 mq. circa per piano (comprensivi delle murature)
su tre livelli per complessivi 12.000 mq. Ciononostante il bando di concorso,
all’Art. 2 recita: “L’Amministrazione, inoltre, ritiene opportuno valutare
il mantenimento delle strutture principali.” Tale indicazione fa intendere
l’opportunità di valutare attentamente anche sul piano della fattibilità
economica l’ipotesi di operazioni di demolizione a tappeto di queste strutture,
per poi andare a ricostruire quantità maggiori. Per i motivi che
seguono, il progetto che si presenta si pone in linea con tale atteggiamento
di cautela, condividendo i rischi derivanti da scelte semplicistiche.
Il progetto
Gli edifici della
ex Caserma Cadorna
Conseguentemente
a quanto detto, la scelta che ha determinato l’impostazione progettuale
si caratterizza per il mantenimento integrale degli edifici dell’ex Caserma
Cadorna ideato dall’Ing. Bizzelli. Ciò in quanto si è ritenuto
più utile mantenere tale complesso, pur valutandone la natura di
corpo estraneo al tessuto urbano, piuttosto che demolirlo per poi proporre
nuove e rilevanti volumetrie architettoniche che sarebbero apparse inevitabilmente
ancor più estranee nella struttura della città storica di
Arezzo. Pertanto l’ipotesi che questo edificio possa essere ripensato e
rifunzionalizzato per divenire un nuovo luogo di aggregazione e, al tempo
stesso, determinare un chiaro ordine urbano nel disegno della frontistante
piazza, si è imposta sulle altre inizialmente presenti.
Se la struttura
dei due corpi di fabbrica uguali risulta essere in muratura portante, quella
del corpo ad “L” presenta un modulo strutturale puntiforme a pilastri centrale
all’edificio, rendendo più efficace che negli altri la demolizione
dei solai per accogliere la nuova funzione di auditorium e sala polivalente
con 804 posti in platea e 336 posti in galleria, per un totale di 1140
posti. Tale sala distribuisce i posti a sedere secondo la nuova normativa
(DL 19/08/1996) che consente di superare il precedente limite di 16 poltrone
x 10 file per ogni settore (max. 160 posti per settore), e che permette
di realizzare 20 poltrone x 15 file (max. 300 posti x settore) purché
le poltrone siano collocate a intervalli di almeno 1,10 ml.
La sala collocata
in questo edificio presenta il vantaggio di potersi avvalere del corpo
della “L” parallelo a via di Porta Buia per contenere tutti quegli spazi
di supporto che vanno dai camerini e cameroni per i musicisti, alle sale
di prova, a un ingresso indipendente per musicisti, attori e convegnisti.
Inoltre al primo piano di questo corpo di fabbrica è prevista una
scuola di danza e, al secondo piano, una foresteria con degli “studios”
per gli invitati particolari, che possono essere convegnisti, musicisti
e artisti in genere.
Il foyer della sala
si affaccia, con una parete totalmente vetrata (vedere prospettive), sulla
nuova piazza. Esso è dotato di una scala e di un grande ascensore
utili per raggiungere sia il livello superiore della galleria, che i bagni
collocati nel piano intermedio. Dal livello inferiore della galleria si
dipartono due rampe di scale di sicurezza che conducono a terra.
Passando alla descrizione
degli altri edifici, quello centrale della ex caserma verrebbe così
utilizzato: a piano terra sono previsti spazi per il commercio di qualità
quali una libreria, una galleria d’arte, un’oreficeria, una boutique e
un caffè che per sette mesi all’anno potrebbe disporre i tavolini
nella piazza e nella galleria; al primo piano sono previsti spazi destinati
ad associazioni e iniziative culturali; al secondo piano è prevista
l’Università dell’età libera dove, tra gli altri, possono
aver luogo corsi di mosaico, oreficeria e ceramica.
Per il terzo edificio
della ex Caserma è previsto l’utilizzo a biblioteca cittadina.
I corpi scala di
questi ultimi due edifici (che oggi ne contengono uno solo cadauno) verrebbero
aumentati a due cadauno, così da risultare collocati opportunamente
per rispondere ai criteri della sicurezza. Ognuno di questi corpi scala
sarebbe inoltre dotato di un ascensore agibile ai portatori di handicap.
Così come
la testata del foyer dell’auditorium è vetrata, anche quelle degli
altri due edifici che guardano verso la piazza lo sono, mostrando nel grande
invaso il contenuto delle proprie funzioni interne. Di notte le tre testate
divengono altrettante fonti di luce che si sporgono sulla nuova piazza
cittadina andandola a inondare di luminosità.
Il complesso della
ex Caserma viene così ad essere trasformato in un nuovo centro di
attività culturali, commerciali ed espositive che svolge un ruolo
propulsivo nella città. Tale trasformazione si attua anche per mezzo
della creazione di due “gallerie” parallele interposte tra i corpi di fabbrica,
con copertura in vetro e inclinazione delle falde che prosegue quella dei
padiglioni esistenti (vedere sezione trasversale). Questa galleria-“velarium”,
porosa, aperta e sempre transitabile da via di Porta Buia alla nuova piazza,
avrebbe le potenzialità per diventare un luogo di grande aggregazione,
con la funzione sia di proteggere le persone che entrano ed escono dalla
grande sala dell’auditorium, sia quelle che si recano alla Biblioteca,
all’Università e agli spazi associativi. Giovani artisti potrebbero
esporvi, a rotazione, le proprie opere, così come vi potrebbero
trovare posto il chiosco dei giornali, dei fiori e dei gelati.
La struttura del
“velarium” è in acciaio e si sviluppa su un asse di esili colonne
centrali e su due assi di mezze colonne laterali affiancate alle pareti
degli edifici esistenti. Travi a doppio “T” inclinate vanno a collegare
le strutture verticali, mentre travetti longitudinali collegano queste
tra loro, così da creare gli appoggi per il vetro. L’acqua viene
raccolta in una conversa centrale che la canalizza all’interno dei pilastrini
tondi in acciaio. Il passo strutturale riprende quello delle murature portanti
trasversali degli edifici esistenti.
L’illuminazione
della galleria avviene tramite corpi illuminanti collocati sulle pareti
degli edifici esistenti. Per queste ultime si prevede un restauro integrale
e una ripresa degli intonaci e dei colori, scelti in sintonia con quelli
di maggior pregio presenti nelle terre aretine.
Gli altri edifici
I due edifici collocati
su via Garibaldi sono stati mantenuti, restaurati e utilizzati per i servizi
comunali e di relazioni con il pubblico richiesti dal bando. Si ritiene
infatti che la loro collocazione sia idonea per questo tipo di funzioni.
L’unico altro edificio
che si mantiene è l’edificio “E” (solo il più grande tra
i due) per il quale si propone l’utilizzo a club per la Terza Età
con annessi campi di bocce. Si è pensato che inserire gli anziani
nell’area potrebbe contribuire a stabilire regole di civile controllo del
nuovo grande spazio.
Da questo lato la
piazza fa uso di “muri porosi” che fungono da pareti-schermo e che ne vanno
a delimitare i margini occidentali. Schermati da questi muri hanno luogo
le già descritte funzioni legate alla Terza Età, che possono
anche trovare dei completamenti con strutture in legno per pedane e gazebo
all’aperto, in particolar modo nell’angolo a nord-ovest rispetto al proposto
club.
Il progetto non
prevede aumenti di cubatura.
La Piazza
Nel 1433 Bernardo
Rossellino progettò ad Arezzo il Palazzo di Fraternita in Piazza
Grande. Lo stesso architetto e scultore italiano, scolaro e collaboratore
di Leon Battista Alberti, dopo aver legato il suo nome all’ampliamento
del transetto e all’abside di San Pietro in Roma, venne incaricato da Papa
Pio II Piccolomini della sistemazione dell’antico borgo di Corsignano,
oggi Pienza, che egli concepì secondo i principi dell’urbanistica
e dell’architettura rinascimentale. Rossellino, facendo uso dei moduli
albertiani articolò la pianta cittadina intorno a un asse sul quale
si apre la piazza con gli edifici principali: il Duomo, il Palazzo Pubblico,
il Palazzo Vescovile, il Palazzo Piccolomini.
Richiamando questo
celebre precedente, il presente progetto vuole instaurare nello spazio
una forte regola geometrica che funga da motivo ordinatore di tutto l’invaso.
Ciò si attua mediante la suddivisione in campi meridiani che nascono
come proseguimento dei tre corpi di fabbrica della ex Caserma e che vanno
a costituire il cardo, mentre i moduli del passo strutturale delle murature
portanti trasversali degli stessi edifici è responsabile dell’orditura
decumana.
Se le fasce sono
realizzate in pietra, i campi sono costituiti da mattoni a coltello, risultando
le fasce di colore chiaro e i campi di color cotto, dando così luogo
a diverse vibrazioni della luce.
In direzione nord
la piazza si apre sulle due gallerie del nuovo polo culturale. In direzione
sud essa è delimitata da una zona fittamente alberata che ne anticipa
la conclusione. Ad ovest la delimitazione avviene in maniera graduale e
porosa per mezzo dei muri a parete-schermo e sino a incontrare il passaggio
per via Petrarca. Ad est, infine, il filtro tra di essa e via Garibaldi
è costituito dagli edifici a cui è stata assegnata destinazione
a servizi comunali e di relazione con il pubblico.
Se il rigore geometrico
è una qualità anche rinascimentale, la nuova piazza non può
rimanere indenne da questa caratteristica che ha così profondamente
conformato i migliori spazi delle città della Regione Toscana.
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