Alloggi per gli IACP, Trieste

1997

Ruggero Lenci (capogruppo/team leader)
Nilda Valentin, Stefano Catalano

Concorso Nazionale









Anche la trasformazione della città di Trieste, come di altre città italiane, sta producendo il cambiamento della destinazione d'uso di aree industriali dismesse e di aree demilitarizzate che, localizzate in zone centrali, si rivelano non più compatibili con le dinamiche urbane. Nello specifico, il concorso bandito dal comune di Trieste mirava all’utilizzo di una vasta area ubicata nella zona Fiera, lambita dalla viabilità che conduce al colossale Rozzol Melara di Carlo Celli, sulla quale insistono le caserme Montebello e Sani, con l’intento di demolirle per realizzare 290 alloggi di edilizia economica e popolare ad alta densità, composti da edifici fino a sei piani. Il nuovo intervento è stato pensato il più possibile permeabile e aperto al passaggio pedonale e si caratterizza per la fluidità degli spazi pubblici interni, in opposizione a quanto fino ad oggi il muro perimetrale delle caserme ha rappresentato. La proposta si basa su un edificio continuo a forma di ‘L’ piegata, collocato sui fronti sud e ovest, e di due edifici da esso separati che definiscono due spazi pubblici posti a quote sfalsate di tre metri. L'elemento cardine della composizione è costituito dal volume della sala multiuso che mette in comunicazione le due piazze attraverso il protendersi della sua forma curva sulla quota sottostante. Sulla copertura di questo volume, circondato da una rampa agibile ai portatori di handicap, ha luogo una terrazza pubblica, con tavoli e sedie per una struttura di ristoro. Il progetto è stato concepito in due fasi totalmente indipendenti e compiute. L'organismo della prima fase è una piastra occupante gran parte dell'area, sotto la quale ha luogo un’autorimessa per 180 posti auto. Sopra sono collocati a est l’autorimessa pubblica per 100 posti auto e a ovest la nuova piazza in continuità altimetrica con questa autorimessa. Sono previsti 180 alloggi per la prima fase e 112 per la seconda e inoltre spazi commerciali, per l'artigianato e ad uso sociale. Tra questi è prevista una sala multiuso per riunioni e conferenze pubbliche. Il progetto si basa su un tipo edilizio in linea, costituito da tre alloggi per corpo scala, tutti biesposizionali. Al fine di evitare che gli edifici presentino un fronte e un retro nonché di articolare l’ambito urbano che essi generano, l’alloggio tipo viene ruotato prima di aggregarsi. Ciò risulta anche essere funzionale per l’ottimizzazione dell'uso dell'area, incastrando le sagome dei distacchi tra gli edifici in maniera millimetrica. L'uso delle coperture voltate mira a creare un rimando con importanti architetture presenti nelle città di cultura veneta, tra cui Vicenza, Padova e Venezia. Sotto le volte ribassate sono collocate le soffitte di pertinenza degli alloggi. Al fine di mimimizzare la manutenzione degli edifici si è optato per una tamponatura esterna costituita da cortina a mattoni a faccia vista. Le pavimentazioni degli spazi esterni sono state pensate in porfido del Trentino sia a cubetti disposti ad archi contrastanti che in lastre. Uno degli elementi determinanti per il disegno planimetrico dell’area è stato il mantenimento della ciminiera esistente, che necessiterebbe una fascia di rispetto di almeno cinque metri per risultare correttamente inserita nella nuova composizione dei volumi. A tal fine l'angolo di via Cumano che dà su Piazzale De Gasperi non è edificato e si apre alla città, diventando cerniera e luogo di interfaccia tra il nuovo intervento e il tessuto urbano. Lì dove un muro limitava l’uso di una parte di città, un varco invita alla sua fruizione.

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