Cento Piazze

Scalinata Ugo Bassi, Roma

1996

Marco Petreschi (capogruppo/team leader)
Sergio De Santis, Loredana Grandinetti,
Ruggero Lenci, Giorgio Tamburini, Massimo Zammerini

Concorso Nazionale - Secondo classificato (Ugo Bassi)





La scalinata Ugo Bassi non è un episodio urbano concluso e la sua presenza come frammento, tipica di tanti esempi architettonici romani, diviene l'elemento cardine dell’ipotesi di progetto. L'edificazione della stazione ferroviaria del 1890 può essere considerata come l'elemento fondativo di questo luogo, cui seguono la costruzione degli isolati di Viale Trastevere, e dei villini di Monteverde Vecchio. Questi tre interventi, che si succedono entro un arco di tempo relativamente breve, suggeriscono una lettura diacronica di una trasformazione urbana in cui la scalinata avrebbe dovuto permettere di completare un disegno che doveva collegare assialmente il fronte principale della stazione di Trastevere con lo snodo di Largo Berchet, che immette a sua volta nel cuore di Monteverde, e quindi raggiungere sia gli ingressi di Villa Sciarra, sia il centralissimo asse Via Carini ? Via Barrili, spina dorsale del quartiere. Oggi l'idea di questo percorso si è modificata, essendo decaduta la funzione della stazione ferroviaria, e il mancato completamento della scalinata rende ancor più esplicito il significato marginale di questo sistema interrotto. Tuttavia è del tutto riconoscibile la solidità del disegno urbano con cui questo asse ortogonale a Viale Trastevere forma una cerniera con il sistema delle strade parallele a Via Poerio, proprio all'altezza dello snodo di Largo Berchet. La valorizzazione della scalinata attraverso un progetto che faciliti sia l'accessibilità al sistema degli ingressi della Villa, fruibile quindi anche da Trastevere, sia una più agevole discesa da Monteverde Vecchio, permetterebbe di recuperare quel valore di porta tra i due quartieri di notevole suggestione visiva. Il consistente salto di quota del tratto centrale, di circa 40 metri, che è uno degli aspetti maggiormente condizionanti il progetto, impone la necessità di ripensare la parte terminale della salita verso via Saffi, non essendo possibile in tal caso un collegamento lineare diretto. In questo difetto costitutivo del luogo si annida il senso più profondo di un intervento che è già chiamato a rendere esplicito e a risolvere un considerevole numero di episodi incompleti, tra i quali il casuale accesso del parco a mezza costa da Via Dall'Ongaro. Pensare un progetto per questo luogo significa inoltre cogliere un carattere, per certi aspetti comune ad altri episodi simili nel quartiere di Monteverde Vecchio, in cui la conclusione di una strada rettilinea in prossimità di un forte dislivello è risolta, spesso semplicisticamente, con una scalinata in travertino della stessa larghezza della sezione stradale, come nel caso di Via Colautti e di Viale Glorioso (scalea del Tamburino, Rampa Vizzardelli). In questi casi, però, il disegno è completo e il problema, tutt'altro che trascurabile, si concentra attorno all'essere oggi considerate, queste, delle vere barriere architettoniche. Ecco quindi il valore prototipico di un intervento sulla scalinata Ugo Bassi, che al di là di molti aspetti specifici che richiedono soluzioni puntuali e difficilmente riproponibili altrove, può mettere in evidenza un problema diffuso in una città come Roma, la cui connotazione morfologica è caratterizzata da un sistema di colli e valli con altrettanti pendii e dislivelli che, come nel caso di Monteverde Vecchio, si palesano quale esempio di continue strutture di risalita. Nel nostro caso la presenza di un piccolo parco a mezza costa, incastonato nel verde che ricopre il pendio, rappresenta un'occasione preziosa per trasformare una pura e semplice soluzione di raccordo tra due quote in una sequenza di eventi spaziali, ricuciti da un nuovo segno architettonico che accompagni il visitatore lungo la scalinata e organizzi la piazza centrale, dotandola di funzioni leggére che siano compatibili con il silenzio che questo luogo richiede. L'intenzione del progetto è quella di rivitalizzare un percorso mortificato e male utilizzato. Viene quindi proposto un nuovo asse, ruotato verso nord di circa sei gradi rispetto alla scala e sovrapposto ad essa, sul quale si attestano due ascensori e alcune funzioni di supporto al percorso, tra le quali piccoli esercizi commerciali, punti di sosta e di ristoro e accessi a quote diversificate in connessione all’autorimessa ricavata sotto la parte nord del parco. All'altezza di via Saffi viene progettata una terrazza belvedere. Una lastra che si protende nel vuoto e rende leggibile per contrasto la drammaticità del dislivello. Un primo ascensore laterale scivola nella vegetazione traghettando il visitatore alla quota intermedia del parco. Poi un secondo ascensore permette di completare il percorso e di usufruire, alle singole quote di accesso, dell'autorimessa. Per chi proviene dalla sommità della scalinata Ugo Bassi, punto di maggiore godibilità del panorama, abitualmente frequentato nelle ore centrali della giornata come luogo di sosta, il vassoio della nuova terrazza belvedere affiancato da un piccolo caffè si offre alla vista come un naturale prolungamento della gradinata, seppure rimodellata dalla leggera rotazione, che anticipa la direzione del sistema sottostante. Il piano di calpestio antistante, appena inclinato, rivela la predisposizione di questa struttura ad essere utilizzata anche per piccole manifestazioni estemporanee e mette in evidenza la teatralità di questa situazione spaziale.

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