1991
Ruggero Lenci, Nilda Valentin, Stefano Catalano
con
Antonino Manzone, Fernando Recalde
Concorso Internazionale
Il programma del concorso richiedeva la creazione del nuovo centro, oggi inesistente come luogo urbano, per la città di Samarcanda. L'area di concorso, localizzata tra le parti antiche e medioevali (Afrasiyab), pre moderne (Timurid), ottocentesche (Russe) e contemporanee (Sovietiche) della città, richiedeva una soluzione progettuale che fosse in grado di risolvere sia i problemi dell'integrazione dell'antico con il nuovo che quelli dell'esaltazione della magnificenza del complesso religioso del Registan. In questo senso la ricerca di una identità urbana ha giocato un ruolo primario nell'elaborazione del progetto urbanistico e architettonico presentato a concorso e segnalato nella preselezione. Samarcanda appare come una città divisa in due zone: la parte antica e tradizionale verso est, e la parte nuova e in continua crescita verso ovest. In quest’ultima la presenza di un'area intermedia tra le due zone, con un'ambigua identità urbana e una difficile ricomponibilità dei tessuti, suggerisce di affidare le soluzione del problema a una soluzione architettonica unitaria, che riesca a produrre un senso di luogo lì dove le costruzioni nuove e casuali si incontrano in maniera frammentaria. Il progetto di un lungo muro con una doppia curvatura che plasticamente ricorda una diga, intende fermare, non solo simbolicamente, l'espansione urbana del nuovo che ancora oggi avviene a detrimento della città antica. Questo segno si compone di un unico edificio il quale dialoga con il Registan tramite un "tappeto", o percorso-piazza pedonale, nel quale sono contenute amenità, spazi per la sosta e il relax. All'interno dell'edificio hanno luogo tutte le funzioni richieste dal bando che vanno dalla scuola di belle arti, alla libreria dei manoscritti antichi, al centro informazioni dell'accademia dell'Uzbekistan, al museo, al planetario, all'osservatorio astronomico, agli spazi espositivi, alla Moschea, alle sale multi-funzionali, all'albergo internazionale, alla banca, alle sale di audizione, a quelle video, a un auditorium e a un ristorante. Il teatro dell'Opera esistente è stato incorporato nell'edificio in modo da creare una diretta relazione tra lo stesso e le svariate attività del centro Ulugh Beg. All'interno dell'edificio vi è un ampio atrio coperto che lo percorre per tutta la sua lunghezza. Le altezze sono variabili: esse vanno da 0 a 7 piani conferendo alla volumetria globale un effetto simile a quello di un'immensa rampa curva che nasce dal sottosuolo. Il materiale esterno è il marmo bianco. Il "tappeto" fora l'edificio con la sua forte spinta simbolica derivatagli dal complesso del Registan dal quale nasce, ed è l'unico elemento del progetto in grado di intaccare violentemente il muro. Anche la Moschea intacca il muro ma senza forarlo. Il tappeto congiunge la piazza del Registan con quella del centro amministrativo e costituisce il momento di unione anche simbolico tra i due poteri. Gli accessi principali al Centro Culturale Ulugh Beg hanno luogo sotto al grande arco che si forma all'incontro del tappeto con l'edificio. L'ordine geometrico del sito è ottenuto sia prolungando la griglia ortogonale della piazza del Registan che introducendo un rilevato di terra artificiale a forma rettangolare con una doppia pendenza.
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