Restauro del "Fungo" dell'EUR, Roma


1989
 

Ruggero Lenci, Humberto Di Giuseppe, Antonino Manzone







Il restauro di un'opera di architettura moderna spesso si traduce nel recupero di un vasto ambito urbano dopo che il manufatto curato viene reinserito nelle dinamiche della città. Il serbatoio idrico dell'EUR, conosciuto dai romani come il Fungo, è uscito da un periodo di abbandono durato circa quindici anni. Situato sulla collinetta di piazza Pakistan, in quella zona ubicata nei pressi del Palazzo dello Sport oltre il laghetto artificiale, e realizzato nel 1957-59 da R. Colosimo, S. Varisco, A. Capozza e A. Martinelli, ha la funzione di tenere in pressione, con una vasca d'acqua di 2.500 metri cubi, la rete antincendio e di innaffiamento del quartiere. La struttura in cemento armato ha una configurazione tesa a esprimere l'andamento delle forze necessarie a sostenere un peso di 2.500 tonnellate, oltre al peso proprio, a 50 metri dal suolo. Gli otto pilastri pentagonali che ne conformano il fusto si biforcano alla base e si ricongiungono in quota ognuno con il pilastro adiacente dando luogo a un colossale e geniale sistema a canestro formato da elementi obliqui abbinati tra loro che terminano su otto mensole protese a sostenere a sbalzo l'ombrello del serbatoio. Al suo interno, oltre alla grande vasca, è contenuto un anello perimetrale nel quale fu ricavato, a cura dell’architetto Lorenzo Monardo, un belvedere vetrato a sezione triangolare che per alcuni anni ha ospitato un ristorante e che poi è stato chiuso facendo precipitare la struttura in un rapido stato di abbandono. Alla fine degli anni '80 una nuova gestione, vista di buon occhio dall’Ente EUR, ha deciso di riaprire il ristorante il Fungo nonché un bar a livello terra, rendendo necessario operare quei lavori di ristrutturazione della struttura che versava in avanzato stato di degrado. Il duplice obiettivo del progetto è stato quello di aumentare il volume e l'altezza utile disponibili all’interno dell'anello perimetrale, nonché di porre le finestre presenti nell’ombrello al riparo dalla pioggia. Tale scelta ha prodotto la modifica della sezione del fungo con l'introduzione di un nuovo elemento di parziale copertura e di una superficie vetrata, che spezzano la precedente continuità della parete inclinata. Il vetro, inizialmente posizionato in senso obliquo così da seguire la linearità dell'ombrello, ma sul quale incombevano senza riparo le intemperie, è ora inclinato nel verso opposto, in modo da traguardare l'EUR e da risultare riparato. Lo sguardo all'esterno avviene ora in posizione protesa verso il panorama circostante, producendo una sensazione di fantastico volo sulla città. La percezione dello spazio interno è anch'essa tutta protesa verso l'esterno, essendo condizionata da una forte spinta centrifuga naturalmente presente nella morfologia anulare ed esaltata dal disegno del pavimento ligneo realizzato con due essenze tessute su una matrice geometrica tangente alla corona circolare. Gli elementi fissi di arredo seguono l'andamento della parete del serbatoio che nell’anello ha la forma di un enorme capitello egizio. Pannelli centinati in legno rivestito in alcantara ne ricoprono la superficie doppiamente curva. I lavori di ristrutturazione sono durati circa tre anni, sia per le difficoltà di accesso dei materiali in quota, sia per la difficoltà di lavorere a 50 metri nel vuoto, che per le limitazioni nel fissaggio dei pannelli alle pareti di cemento armato della vasca, le quali non potevano essere minimamente forate per il pericolo di provocare crepe nella superficie del serbatoio.

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