1978
Ruggero Lenci, Roberto Richiardi
Tesi e Concorso Nazionale CONI decennale (1970-80) - Primo Premio
Il pericolo di non vedere realizzata la trasformazione della destinazione a verde pubblico della vasta area del Pineto, che altrimenti sarebbe rimasta in mano alla speculazione privata, è stato sventato il 30 marzo 1976 allorquando, a seguito di numerose battaglie portate avanti in primo luogo dal comitato di quartiere Valle Aurelia, i 248 ettari del comprensorio sono diventati zona a verde. Da allora, però, l’area del Pineto è ancora recintata ed è costantemente sottoposta alle forti pressioni che si manifestano sotto la consueta forma dei progetti di espansione urbana, presentati dalle società proprietarie dei terreni le quali vorrebbero realizzari enormi quantità di metri cubi che andrebbero ad alterare gli standards urbanistici di tutto il settore est di Roma. Viceversa, è proprio su quel polmone verde che la città trova un riequilibrio rispetto alle ingenti cubature realizzate dopo la guerra nei quartieri che lo circondano: Primavalle-Torrevecchia e Balduina. Quest'area, cruciale per la città di Roma, di fatto costituisce una lingua ininterrotta di verde che, dal Parco di Vejo, attraverso l'Inviolatella e le valli del Fosso dei Frati e dell'Acqua Traversa, arriva fino alla Città del Vaticano. Il suo destino è, quindi, così tanto importante da assumere un ruolo primario nel Nuovo PRG di Roma. Essa può essere classificata come area a verde dismessa, essendo un'area verde non utilizzata a tal fine. All'interno del Pineto è collocato il borghetto di Valle Aurelia, agglomerato dismesso legato all'indotto dei fornaciari collocato a conclusione di via di Valle Aurelia (con provenienza da via Baldo degli Ubaldi in quanto tale via non si collega con via Damiano Chiesa e non costituisce quella potenziale viabilità di alleggerimento del traffico dei quartieri limitrofi, pur essendo segnata come continua su diverse mappe stradali di Roma). Anche la realizzazione di questa viabilità andrebbe inserita nelle previsioni attuative di Piano. Tale agglomerato di edifici dismessi è attraversato dalla linea ferroviaria Roma-Maccarese, la cui costruzione fu avviata da Mussolini e mai ultimata, per permettere il trasporto su ferro dei prodotti agricoli provenienti dalla pianura romana fino alla stazione Fidene. Il tratto che interessa il Pineto del tracciato della Roma Maccarese andrà a costituire l’Anello Ferroviario, allorquando verrà risolta la problematica chiusura del tracciato che si incontra più a nord, costituita dagli artigiani di via di Camposampiero e dal ponte ferroviario sul Tevere, ancora da realizzarsi. Un utilizzo dell’area del borghetto di Valle Aurelia dovrebbe essere mirato a risolvere i problemi di accessibilità del Parco del Pineto da sud, e contenere tutti quei servizi di accoglienza, di svago per i bambini, di piccole attività museali anche sponsorizzate da grandi aziende, così come cavee all'aperto per eventi culturali. Lo stato di conservazione delle strutture è pessimo tanto da richiedere un completo risanamento dei caseggiati da mantenersi e un'integrazione di questi con nuove strutture compatibili con il luogo. E' necessario prevedere, inoltre, un Piano che investa tutta la zona, fino alla nuova stazione per la Metropolitana e all'ex Fornace Veschi, così da collegare in modo opportuno il Parco alla città. All'interno del parco è stata inserita una grande funzione sportiva, che risulti alternativa per gli abitanti dei quartieri limitrofi alle attività concentrate all'Acqua Acetosa. La proposta è stata presentata nel 1980 al Concorso Nazionale CONI per Tesi di Laurea in architettura aventi per oggetto la progettazione di Impianti Sportivi ed è risultata vincitrice del 1° premio per il decennio 1980-1990. Tutto il resto del parco è stato trattato naturalisticamente con l'inserimento di percorsi di collegamento tra zone fittamente alberate e improvvise radure, mantenendo e integrando il notevole patrimonio boschivo esistente.
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